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L’uguale libertà religiosa in Italia: la libertà religiosa degli ebrei progressivi

Intervento di Pamela Harris,

consulente legale Federazione italiana per l’ebraismo progressivo

Camera dei Deputati, 5 maggio 2022



La Federazione italiana per l’ebraismo progressivo rappresenta i circa 800 ebrei in Italia che aderiscono a cinque congregazioni non ortodosse – a Roma, Firenze, Bologna e Milano. La federazione e le sue congregazioni sono riconosciute dalla European e dalla World Union for Progressive Judaism, e così fanno parte della corrente dell’ebraismo più grande del mondo.


La nostra libertà religiosa, come quella di tutti gli ebrei italiani, dovrebbe essere tutelata dall’Intesa tra lo Stato italiano e l’Unione delle comunità ebraiche italiane, che è l’“ente rappresentativo della confessione ebraica...”[1] Come ha scritto il prof. Giorgio Sacerdoti, uno dei suoi estensori: “La ‘confessione ebraica’ è unica nella realtà dell’ebraismo contemporaneo, pur nella varietà delle sue principali correnti, e unica l’ha considerata lo Stato italiano in sede di Intesa”.

Una confessione unica, che contiene varietà, che comprende un pluralismo interno e che dovrebbe comprendere anche la tradizione progressiva.


Nonostante il pluralismo nella DNA dell’ebraismo italiano, negli ultimi decenni, l’UCEI ha consolidato un’interpretazione della legge ebraica sempre più ortodossa. Questo ha determinato di fatto un allontanamento di tanti ebrei italiani dall’UCEI. Nello stesso tempo, ebrei italiani di diverse condizioni e di diverse denominazioni hanno deciso di vivere l’ebraismo secondo i principi progressivi, che tra l’altro prevedono:

la piena parità di genere, LGBT+ compreso, in un ogni ambito religioso;

il sostegno alle famiglie di origine mista nel loro diritto religioso di far crescere ed educare i figli come ebrei.


Siccome la struttura dell’Intesa conferisce all’UCEI un monopolio sull’accesso ai diritti religiosi degli ebrei, la cristallizzazione del suo carattere ortodosso ha compromesso la libertà religiosa degli ebrei italiani non ortodossi.


Nel 2018, la FIEP ha chiesto all’UCEI un riconoscimento generale quale organizzazione rappresentante una corrente di ebrei italiani, e di poter partecipare al suo Consiglio direttivo, almeno come osservatore. Richieste alle quali non è mai stata data risposta, mentre la Giunta dell’UCEI si è nel frattempo autonominata rappresentante del solo ebraismo ortodosso. Una decisione non raccolta in altri atti ufficiali, tanto meno nello Statuto, secondo noi in contradizione palese con l’Intesa e con lo spirito che l’ha originata.

Rispettiamo il desiderio della corrente ortodossa di organizzarsi secondo la propria interpretazione della tradizione ebraica italiana, ma lo Stato italiano ha conferito all’UCEI l’Onere e l’onOre di rappresentare tutti gli ebrei in Italia. Non volendo l’Unione rappresentare l’ebraismo progressivo, ci troviamo di fatto senza personalità giuridica. Questo vulnus di rappresentanza impedisce l’accesso a tutti quei diritti e prerogative che lo Stato italiano ha predisposto per gli ebrei al momento dell’Intesa.

Per questo motivo, almeno per il momento, ci pare perlomeno azzardato parlare di una uguale libertà religiosa nell’attuale sistema delle Intese.

[1] Intesa, art. 18.

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